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Production Martina Hunglinger - photo Mads Mogensen
 
Per un architetto italiano in cerca del suo buen retiro estivo, il luogo ideale non era in terre lontane, ma in un posto più vicino alle sue radici. Residente a Bologna con il marito anch’esso di origini meridionali, Carola Fumarola ha trovato il suo angolo di paradiso in Puglia, la regione della sua infanzia, ad appena un'ora di auto dalla città di Lecce, regina di eleganza del barocco italiano.
Proprio nel centro del paese di Spongano, Carola e suo marito hanno scoperto una fabbrica in rovina e in completo abbandono: i 1600 metri quadrati avevano visto giorni migliori come cantina, poi come un frantoio ed infine come essiccatoio di foglie di tabacco -  fino a che la seconda guerra mondiale pose fine alla sua produzione.
I superbi muri in pietra e tufo leccese erano ricoperti di muffa, conseguenza del danno provocato dall’umidità dilagante per il vento di scirocco e dalla scarsa aerazione degli ambienti a sotterraneo delle vecchie cisterne.
Inizialmente incerta se possedere la sua casa estiva nel centro del paese perché legata alla idea delle tipiche masserie in mezzo agli ulivi , Carola è presto stata conquistata. "Ci sono vantaggi a vivere in un centro urbano: la sicurezza e l'accessibilità ai negozi, a bar e ristoranti. E poi, quando chiudiamo il portone principale per goderci il nostro giardino interno, ci sentiamo come se fossimo in aperta campagna”.
Nella canicola immobile la casa comunica un’impressione di fortezza imponente, ancor più accentuata dal portone di metallo corten, e un alone di mistero da esplorare volentieri piegando la testa per entrare attraverso la piccola porta ricavata nel grande portale di ferro.
Originariamente l'edificio della fabbrica era costituito a sinistra dell’ampio ambiente ingresso, da un luogo di lavorazione chiuso, dalla tipologia ad open space sostenuto da due ampi ordini di arcate in stato di degrado, oltre a confinare con un piccolo lotto a verde abbandonato. "C'era troppo spazio all’interno e troppo poco per un giardino e una piscina", osserva Carola. Oggi, lo stesso spazio, ospita il living all’aperto, perché una parte chiusa dell'edificio è stato svuotato  conservandone intatte le pareti di facciata perimetrale, creando così un cortile interno, in parte protetto dalle due arcate superstiti, che ora ospita il solarium, la piscina e un piccolo giardino a prato.  Alti muri di pietra a secco, contenenti sullo sfondo piante grasse autoctone, si raccordano alle facciate originarie di tufo leccese fungendo da sfondo prospettico tra gli ambienti interni verso il giardino. Carola ha scelto di rispettare l’architettura originale dell'edificio - per lo più visibile negli ambienti delle volte a crociera della cucina e dell’ingresso e volte a botte dei sotterranei - ma ha usato le modifiche strutturali per aprirlo, renderlo contemporaneo e permettere alla luce di inondare tutti gli spazi. “Qui gli spazi originali già parlavano da soli", dice.
Un ampio portale in legno indiano è stato inserito nel voltone che collega lo spazio interno dell’ingresso con la sala da pranzo della zona esterna, con l’accorgimento di vetrate laterali che filtrano luce nella zona di ingresso.
La torre originale, al piano primo, è stata aperta da un lato, al fine di creare un patio aperto, portare luce alle camere e collegarle direttamente al terrazzo dei melograni e alla scala in cemento grigio di collegamento al terrazzo. Fessure verticali sono state introdotte nel prospetto per aumentare la quantità di luce diurna. Sul tetto una grande terrazza offre la cornice ideale per un drink al tramonto e per prendere il sole.
Il nuovo muro di pietra in fondo alla piscina nasconde una lavanderia e il locale tecnico oltre ad occultare le case vicine. Accanto alla piscina lucernari in vetro apribili sono stati installati in quelle che in precedenza erano aperture per gettare l’uva nelle cisterne sottostanti. Ora, anche lo spazio interrato è luminoso e ventilato a sufficienza per ospitare salotti, uno studio, che rimangono piacevolmente freschi nelle giornate in cui il termometro tocca 35 gradi all'esterno.
La bella pietra di Lecce (originale) è stata pulita. Pareti in calce, tipiche di questa regione, formano il corpo principale della casa.
Le volte in tufo in perfette condizioni del piano terra, degli scaloni e dell’interrato sono state risanate mantenendone l’ampia altezza (4,6 ml), mentre al piano primo le camere della zona notte presentano una copertura a solaio piano tagliato con lucernai stretti e lunghi per creare tagli di luce dall’alto nella zona del corridoio di distribuzione alle camere da letto. Carola al piano primo ha privilegiato la creazione di un luogo fresco e dal sereno aspetto moderno. La dimensione sontuosa ha fatto sì che ogni camera abbia non solo il proprio bagno, ma anche un salotto per la privacy. Le camere sono situate intorno alla corte interna, e due di esse hanno anche accesso diretto al terrazzo del primo livello.
Le pavimentazioni originarie interne erano di lastre di chianca leccese, di forte spessore (10 cm) che sono state riutilizzate per l'area esterna attorno alla piscina, mentre all’interno pavimentazione in pietra di trani bocciardata e spazzolata  (Ditta MANZI MARMI) di spessore inferiore per garantire la funzionalità del riscaldamento a pavimento, resina di cemento grigio negli ambienti minimal e meno storici del piano primo.
Il vecchio portale in legno di ingresso è stato rinforzato ed abbellito con lastre di ferro e 800 bulloni seguendo la volontà di Carola di riciclare quanto più possibile i materiali e gli elementi architettonici originari.
Alcune parti mancanti della scala di accesso allo spazio abitativo sotterraneo, sono state integrate con scale di metallo arrugginito trattato corten, per non confondere mai le parti originarie in pietra con i nuovi interventi. Le griglie delle finestre sono originali e sono state mantenute, gli infissi in metallo corten di nuova introduzione sono stati trattati in armonia con queste. La rusticità dei materiali utilizzati è stata completata da un mix di arredi che unisce pezzi di design contemporaneo con oggetti acquistati durante i viaggi in India – creando un insieme caldo ed accogliente.
Limoni, fichi d'india e bougainvillea sono tra le piante prevalentemente autoctone nel giardino, mentre le palme torreggiano oltre le mura. Al primo piano una grande vasca ospita melograni secolari facendo da cornice alla terrazza. "E' bello stare lì e guardare il panorama sulla città", spiega Carola.
Questo luogo è così attraente che le rondini in viaggio verso sud fanno una pausa per bere dalla piscina e riposare sui pali della tenda, per riprendere il loro volo.
Carola parla con piacere di come alcune delle donne che lavoravano nell’edificio quando era un essiccatoio, ora vengono a vedere che cosa c'è dietro le spesse mura . "E 'sempre commovente vedere come sono stupite dalla metamorfosi dell'edificio, e dal lavoro che è stato fatto. Penso che siano contente!"

 
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